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lunedì 7 luglio 2014

i 10 tipi da social media

1. L’ascoltatore

è un assiduo frequentatore di social media, ma preferisce volare sottotraccia. Potrebbero piacergli i tuoi  posts, ma questo non significa che darà  il suo “mi piace”.  Il modo migliore per raggiungerlo è passare attraverso i suoi amici e la sua famiglia.

2. L’attivista

Un cuore pietoso e uno spirito irrequieto danno a questa tipologia di utenti una speciale abilità per le promozioni. Essi comprendono il potere dei social media e si sforzano per far sentire la propria voce e fare la differenza. Il miglior modo per raggiungerli è aiutarli a diffondere il proprio messaggio.

3. Lo Spammer

E’ il tipo di persona convinta che i propri interventi scadenti siano “contenuti di qualità” e che crede che inviare ogni settimana messaggi promozionali direttamente nella tua casella di posta sia fantastico dal momento che siete amici di Facebook. Non resta che cancellarli. E sperare che abbiano afferrato il messaggio.

4. Il Passionario

E’ una meravigliosa stirpe di utenti che fa veramente progredire i social media. Aggrappato alle proprie passioni, questa tipologia di utenti concentra il proprio tempo esplorando e condividendo i propri hobby on line. Per attirare la sua attenzione trova nuovi modi intelligenti per dimostrargli che condividi che la sua passione. Naviga nella comunità allargata che contiene il tuo spazio di nicchia e inizia conversazioni generiche che possano coinvolgerlo, senza indirizzarlo direttamente al marchio che vuoi pubblicizzare.

5. La farfalla Social

Questo utente sembra non fermarsi mai e per mostrarti quanto sia piccolo il mondo tagga fotografie con qualsiasi persona tu abbia incontrato nella tua vita. Se vuoi sapere quanto è popolare, basta che controlli la sua bacheca di Facebook! Se vuoi raggiungerlo… sii trendy! Non tutti ci riescono, ma se è il tuo stile, non aver paura a seguirlo!

6. Il Troll

Queste persone si barcamenano tra una sgarbata opposizione e il vero e proprio intervento odioso. Non ha importanza quanto sia sensibile o irrilevante il tema. Queste persone non valgono nemmeno il tempo che serve per bloccarle. Non vale la pena raggiungerle: ignoratele e bloccate completamente questo genere di utenti!

7. Il Maestro

E’ un genere speciale di “Passionario”  che ama divulgare le proprie conoscenze. Sono appassionati ai loro temi e adorano aiutare gli altri insegnando loro ad amarli tanto quanto fanno loro stessi. Essi capiscono perfettamente i “contenuti di qualità” e ne generano quotidianamente. Per far colpo di loro devi aiutarli a diffondere il loro argomento d’insegnamento il più possibile. Aiutandoli a diffondere le loro lezioni acquisiamo noi stessi valore presso chi ci legge.

8. Gli Utilizzatori Precoci

Erano in Facebook prima che diventasse “tutto esaurito” e amano ricordartelo. A questi utenti speciali  piace muoversi tra i nuovi timidi social di cui tu potresti sentir parlare forse tra 18 mesi. Per catturarli stai attento alle tendenze e segui quelle che hanno un andamento esplosivo prima ancora che sia chiaro ai più.

9. I Black Booker

Sono veri costruttori di relazioni. Queste persone guardano ai social media nel modo più pratico possibile: un sistema per comunicare con gli altri. Molto tempo prima dei cellulari  dotati di memoria, queste persone avevano già un piccolo libricino nero pieno di numeri di telefono. Per conquistarli forniscigli degli strumenti che li avvicinino ai loro clienti o fornitori e assicurati che i tuoi messaggi siano mirati su questo argomento.

10. Il Family Man

O woman, ovviamente! Questi utenti tendono ad evitare la tecnologia, ma si innamorano di un social quando capiscono che può metterli in contatto con la sua famiglia in qualsiasi angolo del mondo come se fossero solo dall’altra parte della strada.

giovedì 6 marzo 2014

Digital Resonance Tracker™

Digital Resonance Tracker™
Il PRIMO a fornire: STANDARD METODOLOGICI DI ANALISI DEL WEB 2.0. MISURE SINTETICHE DI INFLUENCE E RESONANCE. INTEGRAZIONE KPI OPEN WEB CON PROPERTIES. BENCHMARK DI MERCATO


sabato 1 marzo 2014

4 Easy Ways to Build Relationships with Prospects and Customers

Most of social media seems so haphazard – a tweet here, a Facebook post there. It’s time to stop the random acts of social media and ask yourself, “am I connecting with people intentionally or haphazardly? Are you connecting with people beyond the status update? More importantly for professionals is this question: “Am I building relationships with both prospects and existing customers in an authentic way?”
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LinkedIn

There are a few easy ways to make the most out of social media to do just this. I always recommend starting with LinkedIn. LinkedIn for too many has become the “set it and forget it” network but it’s one of the most important networks for a professional. Make sure your LinkedIn profile is up to date and when you have made a new contact via email or phone with a new prospect, send them a personal note on LinkedIn to connect.
  • LinkedIn is an easy first step to connect via social media.
  • Keep your profile right up to date. Check it regularly and keep it fresh.
  • Send personal notes to invite new connections, and follow up quickly for further bonding.

Twitter

The next way to connect is Twitter. Search out your clients and prospects on Twitter. If they are there and active, put them into a private list. Then look at that list a few minutes a day and re-tweet content that you like, tweet articles to them that are relevant to them, etc. Be intentional about connecting — educate and show thought leadership.
  • Search for clients, prospects, influencers.
  • Categorize them into lists.
  • Take a few minutes every day to tweet and retweet to Twitter connections in a relevant way.

Facebook

Lastly, connecting with clients and prospects on Facebook is key, too. Asking them to like your business page – and giving them a reason to connect as well as sending them a friend request. Be careful here, though – I would not friend request every prospect – make sure you are on a friendly level with them before doing so. Once you are friends you can also create private lists. Personally I have a “clients” and “potential clients” list that I look at daily. So instead of seeing the 500+ friends I have on Facebook I can narrow it down to just the dozen or so clients I am working with currently..
  • Connect and request “likes” — and give them value for their “like.”
  • Send friend requests, judiciously.
  • Create private lists for categories like “clients” and “potential clients.”
  • Keep in touch with current contacts regularly.

Sharing Interests and Passions

It’s easy to be the person doing all the talking in social media, but to really connect with your clients and prospects – the beauty is in listening and noticing. Search out your clients and prospects on Instagram and Pinterest too – you may find insights on who they are personally, their hobbies and passions – and these are areas where you may be able to connect with them. Remember, people do business with us because of our expertise, professionalism, and service — but they connect with us and come back to us time and time again because of a personal connection – such as shared interests and passions!
Katie Lance is the CEO and Owner of Katie Lance Consulting; a social media consulting firm. Katie specializes in social media strategy and content development and works with real estate and tech firms, helping to develop their social strategy. A media-trained public speaker onstage and on camera, Katie is a frequent speaker and trainer at national conferences.
In 2011, Katie launched the Inman Ambassador Program, which currently includes some of the industry’s most socially active members, with a reach of well over 2M friends and followers. Katie co-founded Inman Next – the leading real estate industry blog. For more about social strategy and tips – please sign up for her email newsletter and receive a free copy of a content grid for social media.

source: http://www.nimble.com/blog/building-relationships-with-prospects-and-customers/

mercoledì 29 gennaio 2014

OGNI TANTO FA BENE RICORDARE LE 95 TESI DEL CLUETRAIN MANIFESTO


1.    I mercati sono conversazioni.
2.    I mercati sono fatti di esseri umani, non di segmenti demografici.
3.    Le conversazioni tra esseri umani suonano umane. E si svolgono con voce umana.
4.    Sia che fornisca informazioni, opinioni, scenari, argomenti contro o divertenti digressioni, la voce umana è sostanzialmente aperta, naturale, non artificiosa.
5.    Le persone si riconoscono l’un l’altra come tali dal suono di questa voce.
6.    Internet permette delle conversazioni tra esseri umani che erano semplicemente impossibili nell’era dei mass media.
7.    Gli iperlink sovvertono la gerarchia.
8.    Sia nei mercati interconnessi che tra i dipendenti delle aziende intraconnessi, le persone si parlano in un nuovo modo. Molto più efficace.
9.    Queste conversazioni in rete stanno facendo nascere nuove forme di organizzazione sociale e un nuovo scambio della conoscenza.
10.                  Il risultato è che i mercati stanno diventando più intelligenti, più informati, più organizzati. Partecipare a un mercato in rete cambia profondamente le persone.
11.                  Le persone nei mercati in rete sono riuscite a capire che possono ottenere informazioni e sostegno più tra di loro, che da chi vende. Lo stesso vale per la retorica aziendale circa il valore aggiunto ai loro prodotti di base.
12.                  Non ci sono segreti. Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende che li fanno. E se una cosa è buona o cattiva, comunque lo dicono a tutti.
13.                  Ciò che accade ai mercati accade anche a chi lavora nelle aziende. L’entità metafisica chiamata "L’Azienda" è la sola cosa che li divide.
14.                  Le aziende non parlano con la stessa voce di queste nuove conversazioni in rete. Vogliono rivolgersi a un pubblico online, ma la loro voce suona vuota, piatta, letteralmente inumana.
15.                  Appena tra qualche anno, l’attuale "omogeneizzata" voce del business – il suono della missione aziendale e delle brochures – sembrerà artefatta e artificiale quanto il linguaggio della corte francese nel settecento.
16.                  Le aziende che parlano il linguaggio dei ciarlatani già oggi non stanno più parlando a nessuno.
17.                  Se le aziende pensano che i loro mercati online siano gli stessi che guardavano le loro pubblicità in televisione, si stanno prendendo in giro da sole.
18.                  Le aziende che non capiscono che i loro mercati sono ormai una rete tra singoli individui, sempre più intelligenti e coinvolti, stanno perdendo la loro migliore occasione.
19.                  Le aziende possono ora comunicare direttamente con i loro mercati. Se non lo capiscono, potrebbe essere la loro ultima occasione.
20.                  Le aziende devono capire che i loro mercati ridono spesso. Di loro.
21.                  Le aziende dovrebbero rilassarsi e prendersi meno sul serio. Hanno bisogno di un po’ di senso dell’umorismo.
22.                  Avere senso dell’umorismo non significa mettere le barzellette nel sito web aziendale. Piuttosto, avere dei valori, un po’ di umiltà, parlar chiaro e un onesto punto di vista.
23.                  Le aziende che cercano di "posizionarsi" devono prendere posizione. Nel migliore dei casi, su qualcosa che interessi davvero il loro mercato.
24.                  Vanterie ampollose del tipo "Siamo posizionati per essere il primo fornitore di XYZ" non costituiscono un posizionamento.
25.                  Le aziende devono scendere dalla loro torre d’avorio e parlare con la gente con la quale vogliono entrare in contatto.
26.                  Le Pubbliche Relazioni non si relazionano con il pubblico. Le aziende hanno una paura tremenda dei loro mercati.
27.                  Parlando con un linguaggio lontano, poco invitante, arrogante, tengono i mercati alla larga.
28.                  Molti programmi di marketing si basano sulla paura che il mercato possa vedere cosa succede realmente all’interno delle aziende.
29.                  Elvis l’ha detto meglio di tutti: "Non possiamo andare avanti sospettandoci a vicenda".
30.                  La fedeltà a una marca è la versione aziendale della coppia fissa, ma la rottura è inevitabile ed è in arrivo. Poiché sono in rete, i mercati intelligenti possono rinegoziare la relazione con incredibile rapidità.
31.                  I mercati in rete possono cambiare fornitore dalla sera alla mattina. I lavoratori della conoscenza in rete possono cambiare datore di lavoro nel tempo dell’intervallo del pranzo. Le vostre "iniziative di downsizing" ci hanno insegnato a domandarci "La fedeltà? Cos’è?"
32.                  I mercati intelligenti troveranno i fornitori che parlano il loro stesso linguaggio.
33.                  Imparare a parlare con voce umana non è un gioco di società. E non può essere improvvisato a un qualsiasi convegno solo per darsi un tono.
34.                  Per parlare con voce umana, le aziende devono condividere i problemi della loro comunità.
35.                  Ma prima, devono appartenere a una comunità.
36.                  Le aziende devono chiedersi dove finisce la loro cultura di impresa.
37.                  Se la loro cultura finisce prima che inizi la comunità, allora non hanno mercato.
38.                  Le comunità umane sono basate sulla comunicazione – su discorsi umani su problemi umani.
39.                  La comunità della comunicazione è il mercato.
40.                  Le aziende che non appartengono a una comunità della comunicazione sono destinate a morire.
41.                  Le aziende fanno della sicurezza una religione, ma si tratta in gran parte di una manovra diversiva. Più che dai concorrenti, la maggior parte si difende dal mercato e dai suoi stessi dipendenti.
42.                  Come per i mercati in rete, le persone si parlano direttamente anche dentro l’azienda – e non proprio di regole e regolamenti, comunicazioni della direzione, profitti e perdite.
43.                  Queste conversazioni si svolgono oggi sulle intranet aziendali. Ma solo quando ci sono le condizioni.
44.                  Di solito le aziende impongono l’intranet dall’alto, per distribuire documenti sulla politica del personale e altre informazioni aziendali che i dipendenti fanno del loro meglio per ignorare.
45.                  Le intranet emanano noia. Le migliori sono quelle costruite dal basso da singole persone che si impegnano per dare vita a qualcosa di molto più valido: una conversazione aziendale in rete.
46.                  Una intranet in buona salute organizza i dipendenti nel più ampio significato del termine. Il suo effetto è più radicale di qualsiasi piattaforma sindacale.
47.                  Se questo spaventa a morte le aziende, è pur vero che esse dipendono fortemente dalle intranet aperte per far emergere e condividere le conoscenze più importanti. Devono resistere all’impulso di "migliorare" o tenere sotto controllo queste conversazioni in rete.
48.                  Quando le intranet aziendali non sono condizionate da timori o da un eccesso di regole, incoraggiano un tipo di conversazione molto simile a quella dei mercati in rete.
49.                  Gli organigrammi funzionavano nella vecchia economia, in cui i piani dovevano essere ben compresi da tutta la piramide gerarchica e dettagliati piani di lavoro potevano scendere dall’alto.
50.                  Oggi, l’organigramma è fatto di link, non di gerarchie. Il rispetto per la conoscenza vince su quello per l’autorità astratta.
51.                  Gli stili di management basati sul comando e sul controllo derivano dalla burocrazia e al tempo stesso la rafforzano. Il risultato sono la lotta per il potere e una cultura di impresa paranoica.
52.                  La paranoia uccide la conversazione. Questo è il punto. Ma la mancanza di conversazione uccide le aziende.
53.                  Ci sono due conversazioni in corso. Una all’interno dell’azienda, l’altra con il mercato.
54.                  Nessuna delle due va bene, nella maggior parte dei casi. Quasi sempre, alla base del fallimento ci sono le vecchie idee di comando e controllo.
55.                  Come politica di impresa, queste idee sono velenose. Come strumenti, sono fuori uso. Comando e controllo sono visti con ostilità dai lavoratori della conoscenza e con sfiducia dai mercati online.
56.                  Queste due conversazioni vogliono parlare l’una con l’altra. Parlano lo stesso linguaggio. Si riconoscono l’un l’altra dalla voce.
57.                  Le aziende intelligenti si faranno da parte per far accadere l’inevitabile il prima possibile.
58.                  Se la volontà di farsi da parte è presa come parametro del quoziente di intelligenza, allora veramente poche aziende si mostrano rinsavite.
59.                  Seppur subliminalmente, milioni di persone sulla rete percepiscono ormai le aziende come strane finzioni legali che fanno di tutto perché queste due conversazioni non si incontrino.
60.                  Questo è suicidio. I mercati vogliono parlare con le aziende.
61.                  E’ triste, ma la parte di azienda con cui i mercati vogliono parlare è spesso nascosta dietro una cortina di fumo, il cui linguaggio suona falso – e spesso lo è.
62.                  I mercati non vogliono parlare con ciarlatani e venditori ambulanti. Vogliono partecipare alle conversazioni che si svolgono dietro i firewall delle aziende.
63.                  Sveliamoci e parliamo di noi: quei mercati siamo Noi. Vogliamo parlare con voi.
64.                  Vogliamo accedere alle vostre informazioni, ai vostri progetti, alle vostre strategie, ai vostri migliori cervelli, alle vostre vere conoscenze. Non ci accontentiamo delle vostre brochures a 4 colori, né dei vostri siti Internet sovraccarichi di bella grafica ma senza alcuna sostanza.
65.                  Noi siamo anche i dipendenti che fanno andare avanti le vostre aziende. Vogliamo parlare ai clienti direttamente, con le nostre voci e non con i luoghi comuni delle brochures.
66.                  Come mercati, come dipendenti, siamo stufi a morte di ottenere le informazioni da un lontano ente di controllo.
67.                  Come mercati, come dipendenti, ci domandiamo perché non ci ascoltate. Sembrate parlare una lingua diversa.
68.                  Il linguaggio tronfio e gonfio con cui parlate in giro – nella stampa, ai congressi – cosa ha a che fare con noi?
69.                  Forse fate una certa impressione sugli investitori. Forse fate una certa impressione in Borsa. Ma su di noi non fate alcuna impressione.
70.                  Se non fate alcuna impressione su di noi, i vostri investitori possono andare a fare un bagno. Non lo capiscono? Se lo capissero, non vi lascerebbero parlare così.
71.                  Le vostre vecchie idee di "mercato" ci fanno alzare gli occhi al cielo. Non ci riconosciamo nelle vostre previsioni – forse perché sappiamo di stare già da un’altra parte.
72.                  Questo nuovo mercato ci piace molto di più. In effetti, lo stiamo creando noi.
73.                  Siete invitati, ma è il nostro mondo. Levatevi le scarpe sulla soglia. Se volete trattare con noi, scendete dal cammello.
74.                  Siamo immuni dalla pubblicità. Semplicemente dimenticatela.
75.                  Se volete che parliamo con voi, diteci qualcosa. Tanto per cambiare, fate qualcosa di interessante.
76.                  Abbiamo qualche idea anche per voi: alcuni nuovi strumenti, alcuni nuovi servizi. Roba che pagheremmo volentieri. Avete un minuto?
77.                  Siete troppo occupati nel vostro business per rispondere a un’email? Oh, spiacenti, torneremo. Forse.
78.                  Volete i nostri soldi? Noi vogliamo la vostra attenzione.
79.                  Interrompete il viaggio, uscite da quell’auto-coinvolgimento nevrotico, venite alla festa.
80.                  Niente paura, potete ancora fare soldi. A patto che non sia l’unica cosa che avete in mente.
81.                  Avete notato che di per sé i soldi sono qualcosa di noioso e a una sola dimensione? Di cos’altro possiamo parlare?
82.                  Il vostro prodotto si è rotto. Perché? Vorremmo parlare col tipo che l’ha fatto. La vostra strategia aziendale non significa niente. Vorremmo scambiare due parole con l’amministratore delegato. Che vuol dire che "non c’è"?
83.                  Vogliamo che prendiate sul serio 50 milioni di noi almeno quanto prendete sul serio un solo reporter del Wall Street Journal.
84.                  Conosciamo alcune persone della vostra azienda. Sono piuttosto bravi online. Ne nascondete altri, di bravi? Possono uscire ed entrare in gioco anche loro?
85.                  Quando abbiamo delle domande, ci cerchiamo l’un l’altro per le risposte. Se non esercitaste un tale controllo sulle "vostre persone", sarebbero anche loro tra le persone che cercheremmo.
86.                  Quando non siamo occupati a fare il vostro "mercato target", molti di noi sono le vostre persone. Preferiamo chiacchierare online con gli amici che guardare l’orologio. Questo farebbe conoscere il vostro nome molto di più del vostro sito internet da un milione di dollari. Ma siete voi a dirci che è la Divisione Marketing che deve parlare al mercato.
87.                  Ci piacerebbe che sapeste cosa sta succedendo qui. Sarebbe davvero bello. Ma sarebbe un grave errore pensare che ce ne stiamo con le mani in mano.
88.                  Abbiamo di meglio da fare che preoccuparci se riuscirete a cambiare in tempo. Il business è solo una parte della nostra vita. Sembra essere invece tutta la vostra. Pensateci: chi ha bisogno di chi?
89.                  Il nostro potere è reale e lo sappiamo. Se non riuscite a vedere la luce alla fine del tunnel, arriverà qualcuno più attento, più interessante, più divertente con cui giocare.
90.                  Anche nel peggiore dei casi, la nostra nuova conversazione è più interessante della maggior parte delle fiere commerciali, più divertente di ogni sitcom televisiva, e certamente più vicina alla vita di qualsiasi sito web aziendale.
91.                  Siamo leali verso noi stessi, - i nostri amici, i nostri nuovi alleati, i nostri conoscenti, persino verso i nostri compagni di battute. Le aziende che non fanno parte di questo mondo non hanno nemmeno un futuro.
92.                  Le aziende stanno spendendo miliardi di dollari per il problema dell’Anno 2000. Come fanno a non sentire la bomba a orologeria nei loro mercati? La posta in gioco è persino più alta.
93.                  Siamo dentro e fuori le aziende. I confini delle nostre conversazioni sembrano il Muro di Berlino di oggi, ma in realtà sono solo una seccatura. Sappiamo che stanno crollando. Lavoreremo da entrambe le parti per farle venire giù.
94.                  Alle aziende tradizionali le conversazioni online possono sembrare confuse. Ma ci stiamo organizzando più rapidamente di loro. Abbiamo strumenti migliori, più idee nuove, nessuna regola che ci rallenti.
95.                  Ci stiamo svegliando e ci stiamo linkando. Stiamo a guardare, ma non ad aspettare.

giovedì 21 novembre 2013

Le 25 tendenze del digitale per il 2014

Ecco riassunte le 25 tendenze che secondo le meur daranno il via al  mutamento tecnologico, antropologico e digitale nel 2014

http://www.slideshare.net/loiclemeur/silicon-valley-trends-leweb-nov-2013

Mindfulness & meditation - meditazione, introspezione, recupero degli spazi interiori
(in rete: Headspace, Lift)
Creating Communities – occasioni online e fisiche di incontro, discussione, condivisione
(Zappos, il festival di Burning Man)
Reducing Friction – semplicità d’uso dei servizi, user experience, interfacce intuitive, flussi senza intoppi
(Uber, Hotel tonight)
Online Education – oggi si studia online, gratuitamente, grazie alle migliori università
(Coursera, varie Università come Stanford, Harvard, Yale)
Maker Movement – il fare - costruire fisicamente – come evoluzione delle cultura digitale
(il 3D printing, i droni, l’autocostruzione)
Connected Home – forse la decennale promessa della casa connessa è finalmente realizzabile
(Nest)
The Future in Motion – le auto del futuro sono totalmente elettriche e senza guidatore
(Google Car, Tesla)
Wearable Technology – il computer addosso: nel telefono, negli occhiali e nell’orologio
(Google Glass, Gear Watch)
Quantified Self – la misurazione digitale del corpo umano e dei suoi movimenti nello spazio
(Jawbone, Fitbit)
Artificial Intelligence – software in linguaggio naturale che anticipano i desideri di chi li usa
(Siri, GNow)
Quick Content – creazione, consumo, condivisione di unità di contenuto sempre più brevi e veloci
(Vine, Instagram, gli instant messenger)
Collaborative Economy – la rete fa incontrare domanda e richiesta di servizi, sovvertendo settori economici tradizionali
(Airbnb, Uber)
Geolocation Dating – l’anima gemella non si trova più solo online, ma anche vicino, grazie al GPS
(Tinder)
The Way We Pay – sistemi di pagamento agili e disintermediati dagli istituti di credito
(Paypal, Square)
New Currency – nuove monete che sovvertono le strutture finanziarie tradizionali
(Bitcoin)
Distrupting Old Markets – servizi agili tra persone che bypassano corporativismi e strutture commerciali tradizionali
(RocketLawyer, Poshmark)
Purpose Above Profit – anche per i brand, i Valori diventano più rilevanti del profitto
(Patagonia, Lululemon, Rei)
Crowdsourced Funding – investire nelle idee in cui si crede, cercare finanziatori tra persone affini
(KickStarter, IndieGogo, AngelList)
The Startup is You – il finanziamento personale non si chiede più alle banche ma ai propri pari
(Upstart)
The Way We Eat – anche il food e la spesa diventano sociali, collaborativi, condivisi
(Good Eggs, Munchery, Eat Club)
The Way We Give – il microcredito globale come speranza per il futuro
(SamaSource, Charity:Water – e anche Kiva, che Le Meur non cita)
The Way We Shop – social shopping: acquistare dalle persone e non dalla distribuzione tradizionale
(One Kings Lane, Fab, Etsy, Bonobos, ModCloth)
The Way We Buy Media – acquistare spazi adv sui media in modo più semplice e sostenibile
(Triggit, Criteo)
Design – i nomi emergenti del design che hanno progettato i servizi che usiamo
(Yves Behar – Jawbone, John Maeda – RISD, Elle Luna – Medium + Uber, Josh Brewer – Twitter, Johnnie Manzari – Apple, Designer Fund)
Having Stuff Done By Others – il crowdsourcing: affidare a gruppi di volontari compiti collettivi complessi
(TaskRabbit – Munchery)

mercoledì 30 ottobre 2013

9 easy steps to create engaging content

Follow these 9 easy steps to create engaging content for your brand:

1. Think about what you know

Think about what interests you. Make a list of things you know about you brand and products, what other people want to hear about them, and the topics about your industry that get you excited. Update the list regularly.

2. Find good sources of content

Collect the websites, blogs, books, and other resources that do the best job of producing content about your niche. Track them and add new ones as you find them, and get rid of those that are less valuable over time.

3. Read, read, read

Set some time aside every day to read content about your topics from thought leaders, and analyze what works for them and why. It’s also important to read content that’s bad — that way you can determine what’s wrong with it and why it doesn’t work.

4. Save content that could help you later

Save pieces that resonate with you. When you read an article or blog post that sparks an idea or that you believe can be improved upon, it’s important to save the link and write some accompanying notes so you can revisit it as part of your content creation process. Doing this can ignite ideas later on.

5. Hold regular editorial meetings and refine ideas with your team

Meet weekly with your colleagues so they can share the great content they’ve found, the topics they believe are most important, and customer questions they’ve encountered. Next, come up with catchy headlines that are interesting to all of you and will attract readers. Assign one to everyone each week.

6. Set deadlines

Deadlines provide focus and motivation, but they must be shared. Put them on an editorial calendar and make sure that everyone sticks to them.

7. Write

A natural extension of reading, keeping notes, and perfecting ideas with your colleagues, this is where the rubber meets the road. Share an anecdote with your readers to illustrate a point, write a brief case study about how one of your customers used your product to solve a problem, etc. Be meticulous about the language you use and how it will be received.

8. Get edited

Good content comes in part from good editing, so you need an editor to ensure that what you’ve written is clear and to the point. Discuss the changes your editor makes, and why, so you’re better prepared the next time you set out to write an article.

9. Repeat

Follow these steps over and over again as part of your content creation process. The more you do it, the easier it will be.

source: http://socialmediatoday.com/pamdyer/1861831/9-steps-creating-good-content-your-brand

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