SocialKnowHow
Social Know How is a free resource about Social Media, Digital Pr and Social Media Marketing held by an Italian Social Media Manager. Our aim is to spread social media culture and try to give always the best and newest information about social media
lunedì 7 luglio 2014
giovedì 6 marzo 2014
Digital Resonance Tracker™
Digital Resonance Tracker™
Il PRIMO a fornire: STANDARD METODOLOGICI DI ANALISI DEL WEB 2.0. MISURE SINTETICHE DI INFLUENCE E RESONANCE. INTEGRAZIONE KPI OPEN WEB CON PROPERTIES. BENCHMARK DI MERCATO
Il PRIMO a fornire: STANDARD METODOLOGICI DI ANALISI DEL WEB 2.0. MISURE SINTETICHE DI INFLUENCE E RESONANCE. INTEGRAZIONE KPI OPEN WEB CON PROPERTIES. BENCHMARK DI MERCATO
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sabato 1 marzo 2014
4 Easy Ways to Build Relationships with Prospects and Customers
Most of social media seems so haphazard – a
tweet here, a Facebook post there. It’s time to stop the random acts of
social media and ask yourself, “am I connecting with people
intentionally or haphazardly? Are you connecting with people beyond the
status update? More importantly for professionals is this question: “Am I building relationships with both prospects and existing customers in an authentic way?”
- LinkedIn is an easy first step to connect via social media.
- Keep your profile right up to date. Check it regularly and keep it fresh.
- Send personal notes to invite new connections, and follow up quickly for further bonding.
- Search for clients, prospects, influencers.
- Categorize them into lists.
- Take a few minutes every day to tweet and retweet to Twitter connections in a relevant way.
- Connect and request “likes” — and give them value for their “like.”
- Send friend requests, judiciously.
- Create private lists for categories like “clients” and “potential clients.”
- Keep in touch with current contacts regularly.
Sharing Interests and Passions
It’s easy to be the person doing all the talking in social media, but to really connect with your clients and prospects – the beauty is in listening and noticing. Search out your clients and prospects on Instagram and Pinterest too – you may find insights on who they are personally, their hobbies and passions – and these are areas where you may be able to connect with them. Remember, people do business with us because of our expertise, professionalism, and service — but they connect with us and come back to us time and time again because of a personal connection – such as shared interests and passions!Katie Lance is the CEO and Owner of Katie Lance Consulting; a social media consulting firm. Katie specializes in social media strategy and content development and works with real estate and tech firms, helping to develop their social strategy. A media-trained public speaker onstage and on camera, Katie is a frequent speaker and trainer at national conferences.
In 2011, Katie launched the Inman Ambassador Program, which currently includes some of the industry’s most socially active members, with a reach of well over 2M friends and followers. Katie co-founded Inman Next – the leading real estate industry blog. For more about social strategy and tips – please sign up for her email newsletter and receive a free copy of a content grid for social media.
source: http://www.nimble.com/blog/building-relationships-with-prospects-and-customers/
mercoledì 29 gennaio 2014
OGNI TANTO FA BENE RICORDARE LE 95 TESI DEL CLUETRAIN MANIFESTO
1. I mercati sono conversazioni.
2. I mercati sono fatti di esseri umani,
non di segmenti demografici.
3. Le conversazioni tra esseri umani
suonano umane. E si svolgono con voce umana.
4. Sia che fornisca informazioni,
opinioni, scenari, argomenti contro o divertenti digressioni, la voce umana è
sostanzialmente aperta, naturale, non artificiosa.
5. Le persone si riconoscono l’un l’altra
come tali dal suono di questa voce.
6. Internet permette delle conversazioni
tra esseri umani che erano semplicemente impossibili nell’era dei mass media.
7. Gli iperlink sovvertono la gerarchia.
8. Sia nei mercati interconnessi che tra i
dipendenti delle aziende intraconnessi, le persone si parlano in un nuovo modo.
Molto più efficace.
9. Queste conversazioni in rete stanno
facendo nascere nuove forme di organizzazione sociale e un nuovo scambio della
conoscenza.
10.
Il
risultato è che i mercati stanno diventando più intelligenti, più informati,
più organizzati. Partecipare a un mercato in rete cambia profondamente le
persone.
11.
Le
persone nei mercati in rete sono riuscite a capire che possono ottenere
informazioni e sostegno più tra di loro, che da chi vende. Lo stesso vale per
la retorica aziendale circa il valore aggiunto ai loro prodotti di base.
12.
Non
ci sono segreti. Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende che
li fanno. E se una cosa è buona o cattiva, comunque lo dicono a tutti.
13.
Ciò
che accade ai mercati accade anche a chi lavora nelle aziende. L’entità
metafisica chiamata "L’Azienda" è la sola cosa che li divide.
14.
Le
aziende non parlano con la stessa voce di queste nuove conversazioni in rete.
Vogliono rivolgersi a un pubblico online, ma la loro voce suona vuota, piatta,
letteralmente inumana.
15.
Appena
tra qualche anno, l’attuale "omogeneizzata" voce del business – il
suono della missione aziendale e delle brochures – sembrerà artefatta e
artificiale quanto il linguaggio della corte francese nel settecento.
16.
Le
aziende che parlano il linguaggio dei ciarlatani già oggi non stanno più
parlando a nessuno.
17.
Se
le aziende pensano che i loro mercati online siano gli stessi che guardavano le
loro pubblicità in televisione, si stanno prendendo in giro da sole.
18.
Le
aziende che non capiscono che i loro mercati sono ormai una rete tra singoli
individui, sempre più intelligenti e coinvolti, stanno perdendo la loro
migliore occasione.
19.
Le
aziende possono ora comunicare direttamente con i loro mercati. Se non lo
capiscono, potrebbe essere la loro ultima occasione.
20.
Le
aziende devono capire che i loro mercati ridono spesso. Di loro.
21.
Le
aziende dovrebbero rilassarsi e prendersi meno sul serio. Hanno bisogno di un
po’ di senso dell’umorismo.
22.
Avere
senso dell’umorismo non significa mettere le barzellette nel sito web
aziendale. Piuttosto, avere dei valori, un po’ di umiltà, parlar chiaro e un
onesto punto di vista.
23.
Le
aziende che cercano di "posizionarsi" devono prendere posizione. Nel
migliore dei casi, su qualcosa che interessi davvero il loro mercato.
24.
Vanterie
ampollose del tipo "Siamo posizionati per essere il primo fornitore di
XYZ" non costituiscono un posizionamento.
25.
Le
aziende devono scendere dalla loro torre d’avorio e parlare con la gente con la
quale vogliono entrare in contatto.
26.
Le
Pubbliche Relazioni non si relazionano con il pubblico. Le aziende hanno una
paura tremenda dei loro mercati.
27.
Parlando
con un linguaggio lontano, poco invitante, arrogante, tengono i mercati alla
larga.
28.
Molti
programmi di marketing si basano sulla paura che il mercato possa vedere cosa
succede realmente all’interno delle aziende.
29.
Elvis
l’ha detto meglio di tutti: "Non possiamo andare avanti sospettandoci a
vicenda".
30.
La
fedeltà a una marca è la versione aziendale della coppia fissa, ma la rottura è
inevitabile ed è in arrivo. Poiché sono in rete, i mercati intelligenti possono
rinegoziare la relazione con incredibile rapidità.
31.
I
mercati in rete possono cambiare fornitore dalla sera alla mattina. I
lavoratori della conoscenza in rete possono cambiare datore di lavoro nel tempo
dell’intervallo del pranzo. Le vostre "iniziative di downsizing" ci
hanno insegnato a domandarci "La fedeltà? Cos’è?"
32.
I
mercati intelligenti troveranno i fornitori che parlano il loro stesso
linguaggio.
33.
Imparare
a parlare con voce umana non è un gioco di società. E non può essere
improvvisato a un qualsiasi convegno solo per darsi un tono.
34.
Per
parlare con voce umana, le aziende devono condividere i problemi della loro
comunità.
35.
Ma
prima, devono appartenere a una comunità.
36.
Le
aziende devono chiedersi dove finisce la loro cultura di impresa.
37.
Se
la loro cultura finisce prima che inizi la comunità, allora non hanno mercato.
38.
Le
comunità umane sono basate sulla comunicazione – su discorsi umani su problemi
umani.
39.
La
comunità della comunicazione è il mercato.
40.
Le
aziende che non appartengono a una comunità della comunicazione sono destinate
a morire.
41.
Le
aziende fanno della sicurezza una religione, ma si tratta in gran parte di una
manovra diversiva. Più che dai concorrenti, la maggior parte si difende dal
mercato e dai suoi stessi dipendenti.
42.
Come
per i mercati in rete, le persone si parlano direttamente anche dentro
l’azienda – e non proprio di regole e regolamenti, comunicazioni della
direzione, profitti e perdite.
43.
Queste
conversazioni si svolgono oggi sulle intranet aziendali. Ma solo quando ci sono
le condizioni.
44.
Di
solito le aziende impongono l’intranet dall’alto, per distribuire documenti
sulla politica del personale e altre informazioni aziendali che i dipendenti
fanno del loro meglio per ignorare.
45.
Le
intranet emanano noia. Le migliori sono quelle costruite dal basso da singole
persone che si impegnano per dare vita a qualcosa di molto più valido: una
conversazione aziendale in rete.
46.
Una
intranet in buona salute organizza i dipendenti nel più ampio significato del
termine. Il suo effetto è più radicale di qualsiasi piattaforma sindacale.
47.
Se
questo spaventa a morte le aziende, è pur vero che esse dipendono fortemente
dalle intranet aperte per far emergere e condividere le conoscenze più
importanti. Devono resistere all’impulso di "migliorare" o tenere
sotto controllo queste conversazioni in rete.
48.
Quando
le intranet aziendali non sono condizionate da timori o da un eccesso di
regole, incoraggiano un tipo di conversazione molto simile a quella dei mercati
in rete.
49.
Gli
organigrammi funzionavano nella vecchia economia, in cui i piani dovevano
essere ben compresi da tutta la piramide gerarchica e dettagliati piani di
lavoro potevano scendere dall’alto.
50.
Oggi,
l’organigramma è fatto di link, non di gerarchie. Il rispetto per la conoscenza
vince su quello per l’autorità astratta.
51.
Gli
stili di management basati sul comando e sul controllo derivano dalla
burocrazia e al tempo stesso la rafforzano. Il risultato sono la lotta per il
potere e una cultura di impresa paranoica.
52.
La
paranoia uccide la conversazione. Questo è il punto. Ma la mancanza di
conversazione uccide le aziende.
53.
Ci
sono due conversazioni in corso. Una all’interno dell’azienda, l’altra con il
mercato.
54.
Nessuna
delle due va bene, nella maggior parte dei casi. Quasi sempre, alla base del
fallimento ci sono le vecchie idee di comando e controllo.
55.
Come
politica di impresa, queste idee sono velenose. Come strumenti, sono fuori uso.
Comando e controllo sono visti con ostilità dai lavoratori della conoscenza e
con sfiducia dai mercati online.
56.
Queste
due conversazioni vogliono parlare l’una con l’altra. Parlano lo stesso
linguaggio. Si riconoscono l’un l’altra dalla voce.
57.
Le
aziende intelligenti si faranno da parte per far accadere l’inevitabile il
prima possibile.
58.
Se
la volontà di farsi da parte è presa come parametro del quoziente di
intelligenza, allora veramente poche aziende si mostrano rinsavite.
59.
Seppur
subliminalmente, milioni di persone sulla rete percepiscono ormai le aziende
come strane finzioni legali che fanno di tutto perché queste due conversazioni
non si incontrino.
60.
Questo
è suicidio. I mercati vogliono parlare con le aziende.
61.
E’
triste, ma la parte di azienda con cui i mercati vogliono parlare è spesso
nascosta dietro una cortina di fumo, il cui linguaggio suona falso – e spesso
lo è.
62.
I
mercati non vogliono parlare con ciarlatani e venditori ambulanti. Vogliono
partecipare alle conversazioni che si svolgono dietro i firewall delle aziende.
63.
Sveliamoci
e parliamo di noi: quei mercati siamo Noi. Vogliamo parlare con voi.
64.
Vogliamo
accedere alle vostre informazioni, ai vostri progetti, alle vostre strategie,
ai vostri migliori cervelli, alle vostre vere conoscenze. Non ci accontentiamo
delle vostre brochures a 4 colori, né dei vostri siti Internet sovraccarichi di
bella grafica ma senza alcuna sostanza.
65.
Noi
siamo anche i dipendenti che fanno andare avanti le vostre aziende. Vogliamo
parlare ai clienti direttamente, con le nostre voci e non con i luoghi comuni
delle brochures.
66.
Come
mercati, come dipendenti, siamo stufi a morte di ottenere le informazioni da un
lontano ente di controllo.
67.
Come
mercati, come dipendenti, ci domandiamo perché non ci ascoltate. Sembrate
parlare una lingua diversa.
68.
Il
linguaggio tronfio e gonfio con cui parlate in giro – nella stampa, ai
congressi – cosa ha a che fare con noi?
69.
Forse
fate una certa impressione sugli investitori. Forse fate una certa impressione
in Borsa. Ma su di noi non fate alcuna impressione.
70.
Se
non fate alcuna impressione su di noi, i vostri investitori possono andare a
fare un bagno. Non lo capiscono? Se lo capissero, non vi lascerebbero parlare
così.
71.
Le
vostre vecchie idee di "mercato" ci fanno alzare gli occhi al cielo.
Non ci riconosciamo nelle vostre previsioni – forse perché sappiamo di stare
già da un’altra parte.
72.
Questo
nuovo mercato ci piace molto di più. In effetti, lo stiamo creando noi.
73.
Siete
invitati, ma è il nostro mondo. Levatevi le scarpe sulla soglia. Se volete
trattare con noi, scendete dal cammello.
74.
Siamo
immuni dalla pubblicità. Semplicemente dimenticatela.
75.
Se
volete che parliamo con voi, diteci qualcosa. Tanto per cambiare, fate qualcosa
di interessante.
76.
Abbiamo
qualche idea anche per voi: alcuni nuovi strumenti, alcuni nuovi servizi. Roba
che pagheremmo volentieri. Avete un minuto?
77.
Siete
troppo occupati nel vostro business per rispondere a un’email? Oh, spiacenti,
torneremo. Forse.
78.
Volete
i nostri soldi? Noi vogliamo la vostra attenzione.
79.
Interrompete
il viaggio, uscite da quell’auto-coinvolgimento nevrotico, venite alla festa.
80.
Niente
paura, potete ancora fare soldi. A patto che non sia l’unica cosa che avete in
mente.
81.
Avete
notato che di per sé i soldi sono qualcosa di noioso e a una sola dimensione?
Di cos’altro possiamo parlare?
82.
Il
vostro prodotto si è rotto. Perché? Vorremmo parlare col tipo che l’ha fatto.
La vostra strategia aziendale non significa niente. Vorremmo scambiare due
parole con l’amministratore delegato. Che vuol dire che "non c’è"?
83.
Vogliamo
che prendiate sul serio 50 milioni di noi almeno quanto prendete sul serio un
solo reporter del Wall Street Journal.
84.
Conosciamo
alcune persone della vostra azienda. Sono piuttosto bravi online. Ne nascondete
altri, di bravi? Possono uscire ed entrare in gioco anche loro?
85.
Quando
abbiamo delle domande, ci cerchiamo l’un l’altro per le risposte. Se non
esercitaste un tale controllo sulle "vostre persone", sarebbero anche
loro tra le persone che cercheremmo.
86.
Quando
non siamo occupati a fare il vostro "mercato target", molti di noi
sono le vostre persone. Preferiamo chiacchierare online con gli amici che
guardare l’orologio. Questo farebbe conoscere il vostro nome molto di più del
vostro sito internet da un milione di dollari. Ma siete voi a dirci che è la
Divisione Marketing che deve parlare al mercato.
87.
Ci
piacerebbe che sapeste cosa sta succedendo qui. Sarebbe davvero bello. Ma
sarebbe un grave errore pensare che ce ne stiamo con le mani in mano.
88.
Abbiamo
di meglio da fare che preoccuparci se riuscirete a cambiare in tempo. Il
business è solo una parte della nostra vita. Sembra essere invece tutta la
vostra. Pensateci: chi ha bisogno di chi?
89.
Il
nostro potere è reale e lo sappiamo. Se non riuscite a vedere la luce alla fine
del tunnel, arriverà qualcuno più attento, più interessante, più divertente con
cui giocare.
90.
Anche
nel peggiore dei casi, la nostra nuova conversazione è più interessante della
maggior parte delle fiere commerciali, più divertente di ogni sitcom
televisiva, e certamente più vicina alla vita di qualsiasi sito web aziendale.
91.
Siamo
leali verso noi stessi, - i nostri amici, i nostri nuovi alleati, i nostri
conoscenti, persino verso i nostri compagni di battute. Le aziende che non
fanno parte di questo mondo non hanno nemmeno un futuro.
92.
Le
aziende stanno spendendo miliardi di dollari per il problema dell’Anno 2000.
Come fanno a non sentire la bomba a orologeria nei loro mercati? La posta in
gioco è persino più alta.
93.
Siamo
dentro e fuori le aziende. I confini delle nostre conversazioni sembrano il
Muro di Berlino di oggi, ma in realtà sono solo una seccatura. Sappiamo che
stanno crollando. Lavoreremo da entrambe le parti per farle venire giù.
94.
Alle
aziende tradizionali le conversazioni online possono sembrare confuse. Ma ci
stiamo organizzando più rapidamente di loro. Abbiamo strumenti migliori, più
idee nuove, nessuna regola che ci rallenti.
95.
Ci
stiamo svegliando e ci stiamo linkando. Stiamo a guardare, ma non ad aspettare.
venerdì 29 novembre 2013
giovedì 21 novembre 2013
Le 25 tendenze del digitale per il 2014
Ecco riassunte le 25 tendenze che secondo le meur daranno il via al
mutamento tecnologico, antropologico e digitale nel 2014
http://www.slideshare.net/loiclemeur/silicon-valley-trends-leweb-nov-2013
Mindfulness & meditation - meditazione, introspezione, recupero degli spazi interiori
(in rete: Headspace, Lift)
Creating Communities – occasioni online e fisiche di incontro, discussione, condivisione
(Zappos, il festival di Burning Man)
Reducing Friction – semplicità d’uso dei servizi, user experience, interfacce intuitive, flussi senza intoppi (Uber, Hotel tonight)
Online Education – oggi si studia online, gratuitamente, grazie alle migliori università
(Coursera, varie Università come Stanford, Harvard, Yale)
Maker Movement – il fare - costruire fisicamente – come evoluzione delle cultura digitale
(il 3D printing, i droni, l’autocostruzione)
Connected Home – forse la decennale promessa della casa connessa è finalmente realizzabile (Nest)
The Future in Motion – le auto del futuro sono totalmente elettriche e senza guidatore
(Google Car, Tesla)
Wearable Technology – il computer addosso: nel telefono, negli occhiali e nell’orologio
(Google Glass, Gear Watch)
Quantified Self – la misurazione digitale del corpo umano e dei suoi movimenti nello spazio
(Jawbone, Fitbit)
Artificial Intelligence – software in linguaggio naturale che anticipano i desideri di chi li usa
(Siri, GNow)
Quick Content – creazione, consumo, condivisione di unità di contenuto sempre più brevi e veloci
(Vine, Instagram, gli instant messenger)
Collaborative Economy – la rete fa incontrare domanda e richiesta di servizi, sovvertendo settori economici tradizionali
(Airbnb, Uber)
Geolocation Dating – l’anima gemella non si trova più solo online, ma anche vicino, grazie al GPS
(Tinder)
The Way We Pay – sistemi di pagamento agili e disintermediati dagli istituti di credito
(Paypal, Square)
New Currency – nuove monete che sovvertono le strutture finanziarie tradizionali
(Bitcoin)
Distrupting Old Markets – servizi agili tra persone che bypassano corporativismi e strutture commerciali tradizionali
(RocketLawyer, Poshmark)
Purpose Above Profit – anche per i brand, i Valori diventano più rilevanti del profitto
(Patagonia, Lululemon, Rei)
Crowdsourced Funding – investire nelle idee in cui si crede, cercare finanziatori tra persone affini
(KickStarter, IndieGogo, AngelList)
The Startup is You – il finanziamento personale non si chiede più alle banche ma ai propri pari
(Upstart)
The Way We Eat – anche il food e la spesa diventano sociali, collaborativi, condivisi
(Good Eggs, Munchery, Eat Club)
The Way We Give – il microcredito globale come speranza per il futuro
(SamaSource, Charity:Water – e anche Kiva, che Le Meur non cita)
The Way We Shop – social shopping: acquistare dalle persone e non dalla distribuzione tradizionale
(One Kings Lane, Fab, Etsy, Bonobos, ModCloth)
The Way We Buy Media – acquistare spazi adv sui media in modo più semplice e sostenibile
(Triggit, Criteo)
Design – i nomi emergenti del design che hanno progettato i servizi che usiamo
(Yves Behar – Jawbone, John Maeda – RISD, Elle Luna – Medium + Uber, Josh Brewer – Twitter, Johnnie Manzari – Apple, Designer Fund)
Having Stuff Done By Others – il crowdsourcing: affidare a gruppi di volontari compiti collettivi complessi
(TaskRabbit – Munchery)
http://www.slideshare.net/loiclemeur/silicon-valley-trends-leweb-nov-2013
Mindfulness & meditation - meditazione, introspezione, recupero degli spazi interiori
(in rete: Headspace, Lift)
Creating Communities – occasioni online e fisiche di incontro, discussione, condivisione
(Zappos, il festival di Burning Man)
Reducing Friction – semplicità d’uso dei servizi, user experience, interfacce intuitive, flussi senza intoppi (Uber, Hotel tonight)
Online Education – oggi si studia online, gratuitamente, grazie alle migliori università
(Coursera, varie Università come Stanford, Harvard, Yale)
Maker Movement – il fare - costruire fisicamente – come evoluzione delle cultura digitale
(il 3D printing, i droni, l’autocostruzione)
Connected Home – forse la decennale promessa della casa connessa è finalmente realizzabile (Nest)
The Future in Motion – le auto del futuro sono totalmente elettriche e senza guidatore
(Google Car, Tesla)
Wearable Technology – il computer addosso: nel telefono, negli occhiali e nell’orologio
(Google Glass, Gear Watch)
Quantified Self – la misurazione digitale del corpo umano e dei suoi movimenti nello spazio
(Jawbone, Fitbit)
Artificial Intelligence – software in linguaggio naturale che anticipano i desideri di chi li usa
(Siri, GNow)
Quick Content – creazione, consumo, condivisione di unità di contenuto sempre più brevi e veloci
(Vine, Instagram, gli instant messenger)
Collaborative Economy – la rete fa incontrare domanda e richiesta di servizi, sovvertendo settori economici tradizionali
(Airbnb, Uber)
Geolocation Dating – l’anima gemella non si trova più solo online, ma anche vicino, grazie al GPS
(Tinder)
The Way We Pay – sistemi di pagamento agili e disintermediati dagli istituti di credito
(Paypal, Square)
New Currency – nuove monete che sovvertono le strutture finanziarie tradizionali
(Bitcoin)
Distrupting Old Markets – servizi agili tra persone che bypassano corporativismi e strutture commerciali tradizionali
(RocketLawyer, Poshmark)
Purpose Above Profit – anche per i brand, i Valori diventano più rilevanti del profitto
(Patagonia, Lululemon, Rei)
Crowdsourced Funding – investire nelle idee in cui si crede, cercare finanziatori tra persone affini
(KickStarter, IndieGogo, AngelList)
The Startup is You – il finanziamento personale non si chiede più alle banche ma ai propri pari
(Upstart)
The Way We Eat – anche il food e la spesa diventano sociali, collaborativi, condivisi
(Good Eggs, Munchery, Eat Club)
The Way We Give – il microcredito globale come speranza per il futuro
(SamaSource, Charity:Water – e anche Kiva, che Le Meur non cita)
The Way We Shop – social shopping: acquistare dalle persone e non dalla distribuzione tradizionale
(One Kings Lane, Fab, Etsy, Bonobos, ModCloth)
The Way We Buy Media – acquistare spazi adv sui media in modo più semplice e sostenibile
(Triggit, Criteo)
Design – i nomi emergenti del design che hanno progettato i servizi che usiamo
(Yves Behar – Jawbone, John Maeda – RISD, Elle Luna – Medium + Uber, Josh Brewer – Twitter, Johnnie Manzari – Apple, Designer Fund)
Having Stuff Done By Others – il crowdsourcing: affidare a gruppi di volontari compiti collettivi complessi
(TaskRabbit – Munchery)
mercoledì 30 ottobre 2013
9 easy steps to create engaging content
Follow these 9 easy steps to create engaging content for your brand:
1. Think about what you know
Think about what interests you. Make a list of things you know about you brand and products, what other people want to hear about them, and the topics about your industry that get you excited. Update the list regularly.2. Find good sources of content
Collect the websites, blogs, books, and other resources that do the best job of producing content about your niche. Track them and add new ones as you find them, and get rid of those that are less valuable over time.3. Read, read, read
Set some time aside every day to read content about your topics from thought leaders, and analyze what works for them and why. It’s also important to read content that’s bad — that way you can determine what’s wrong with it and why it doesn’t work.4. Save content that could help you later
Save pieces that resonate with you. When you read an article or blog post that sparks an idea or that you believe can be improved upon, it’s important to save the link and write some accompanying notes so you can revisit it as part of your content creation process. Doing this can ignite ideas later on.5. Hold regular editorial meetings and refine ideas with your team
Meet weekly with your colleagues so they can share the great content they’ve found, the topics they believe are most important, and customer questions they’ve encountered. Next, come up with catchy headlines that are interesting to all of you and will attract readers. Assign one to everyone each week.6. Set deadlines
Deadlines provide focus and motivation, but they must be shared. Put them on an editorial calendar and make sure that everyone sticks to them.7. Write
A natural extension of reading, keeping notes, and perfecting ideas with your colleagues, this is where the rubber meets the road. Share an anecdote with your readers to illustrate a point, write a brief case study about how one of your customers used your product to solve a problem, etc. Be meticulous about the language you use and how it will be received.8. Get edited
Good content comes in part from good editing, so you need an editor to ensure that what you’ve written is clear and to the point. Discuss the changes your editor makes, and why, so you’re better prepared the next time you set out to write an article.9. Repeat
Follow these steps over and over again as part of your content creation process. The more you do it, the easier it will be.source: http://socialmediatoday.com/pamdyer/1861831/9-steps-creating-good-content-your-brand
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